giovedì 24 maggio 2012

Marx e la sua ennesima rinascita

In Focus Storia n° 67 (maggio 2012) si trovano parecchie pagine dedicate a Marx. Non m'interessa trattare il motivo “profondo” di tale scelta o eventuali critiche ai contenuti, la cosa impegnerebbe in un lungo discorso che non val la pena di affrontare in questa sede. E' da notare en passant che l'argomento è trattato molto superficialmente, ma d'altronde non potrebbe essere che così per diversi motivi. Il titolo della monografia è Il ritorno di Marx che si apre con un'intervista – indovinate a chi? – esattamente proprio a lui...ma a parte questo particolare diciamo che nell'insieme mi pare comunque un modo di riportare in auge la figura del grande rivoluzionario. Operazione che su larga scala non è cosa semplice e di tutti i giorni.

E' da tempo che il nome di Marx aleggia in “luoghi” disparati e sembra destare interesse in molti ambienti. Per questo motivo ripropongo su questo spazio un post già pubblicato su di un altro mio blog (http://musicapolitica.net) sottolineando quanto le mie impressioni abbiano colto nel segno, anche se nel contempo va rilevato che occorre porre grande attenzione nel modo in cui è presentata nei media meinstream la figura di Marx. Vorrei esortare gli eventuali lettori a non limitarsi a certe presentazioni fugaci che potrebbero nascondere  tentativi di revisionismo o altro. Precisando subito, però, che non è questo il caso della monografia di Focus Storia, che mi pare abbia come unico grande difetto un po' troppa superficialità, a parte alcuni altri difetti che, come affermato sopra, non intendo esaminare.

In realtà il riemergere della figura e del pensiero marxiano non è un fenomeno del tutto particolare che in modo improvviso fa capolino oggi. E men che meno è particolare il fatto che ciò coincida con l'evidenziarsi della perenne crisi del Capitale. Le fasi acute della crisi endogena del sistema borghese capitalistico scuotono di solito le coscienze dirigendo l'attenzione sugli stessi interessi di sempre e conducendo in generale alle stesse considerazioni. Con questo non intendo affermare che la situazione attuale sia esattamente un deja vù, esistono condizioni peculiari che la caratterizzano prima fra tutte il sentore che il futuro non potrà più riproporre il sistema storico esistente tale a quel che è stato sino ad oggi.

Il reazionario De Maistre scriveva nel 1793 «Secondo il mio modo di pensare il progetto di mettere il lago di Ginevra in bottiglie è molto meno folle di quello di ristabilire le cose proprio sulle stesse basi in cui si trovavano prima della Rivoluzione», beh...mi pare che attualmente i reazionari d'ogni foggia non abbiano altra scelta che fare loro quelle parole.

A più riprese alcuni studiosi lungo la seconda metà del xx° secolo credo abbiano proclamato la rinascita dell’analisi e del pensiero marxista, senza considerare i vari annunci di ripresa delle lotte operaie da parte di militanti di partito, ma ciò ha una sua logica. La seconda delle due osservazioni, tra l’altro, è ovvia: la protesta si regge sul mantenere viva la fiamma del dissenso e lo si fa attraverso la propaganda. Aggiungerei – lo si deve fare – guai a lasciare troppo tranquille le classi dominanti.

Il fatto stesso che qualcuno proclami la rinascita del pensiero marxista crea le condizioni perché ciò avvenga. Definirei necessari tali atteggiamenti e non fraudolenti o falsi come qualcuno sarebbe tentato, passatemi la retorica, di fare. Come sostiene anche il professore Domenico Losurdo per i detrattori di Marx il marxismo era già dato morto prima di nascere e, anche in questo caso, a più riprese lo si continua a riaffermare. Strana cosa no? Chi è il fraudolento? E che accadrebbe se ogni tanto non si ricordasse a questi “signori” che le cose stanno ben diversamente?
 
Bene, se in passato si è già parlato di rinascita marxista, oggi, forse, nessuno può accusare di capziosità coloro che ne sostengono una nuova (di rinascita marxista) e tanto meno aver la faccia tosta di sostenerne la morte.
Se vogliamo far finta che ciò non sia vero liberissimi di farlo, si può mentire a se stessi quanto si vuole ed è una cosa che riguarda l’idiota che mente non gli altri, ma quando si legge un po’ ovunque sui giornali guidati dal Capitale che la crisi attuale si sarebbe potuta evitare conoscendo le teorie di Marx sul Capitale, eh beh… vuol dire che qualcosa di vero c’è, no?

E non sono i libretti del tipo “Bentornato Marx” che ne affermano la realtà. Quello è solo un dettaglio che sfrutta furbescamente il mercato dell’editoria. Ma se “girano” titoli di questo genere significa che tutto sommato la faccenda desta interesse, e allora torniamo da capo “forse è vero che c’è una rinascita del pensiero marxista”.
Proprio perché sono convinto che tale rinascita sia reale mi prendo il lusso di spolverare un paio di questioni che sembrerebbero sepolte in alcuni libri ricoperti da una spessa coltre di polvere depositata dal tempo.

In Capitalismo, Socialismo e Democracia Joseph Schumpeter apre il suo pregevole saggio con un capitolo intitolato Marx profeta.
La logica di fondo è che il marxismo è una religione. Il saggio di Schumpeter risale ai primi anni ’50 e quindi è condizionato da una serie di elementi che ne avranno sicuramente condizionato il giudizio. Nonostante tutto è strano che ad un pensatore di quel calibro siano sfuggite alcune questioni che non emergono dalla lettura del capitolo. L’affermazione è così generica che pare persino superficiale e non solo viziata.

Non c’è dubbio che alcune forme di marxismo siano state sclerotizzate da una certa dottrina che animava i partiti comunisti soprattutto in epoca staliniana e che le organizzazioni partitiche somigliassero di più a una congregazione religiosa che ad un movimento ispirato alla scienza economica e sociale. Ma il problema non è questo. Se Schumpeter avesse analizzato sociologicamente tale tipo di fenomeno sarebbe stato credibile e addirittura plausibile.

La trasformazione di un fenomeno politico in una sorta di movimento che assume caratteri di fede è tutto sommato presente in ogni coordinata di tempo e di spazio sul piano storico. La Lega di Bossi ha dovuto persino inventare rituali mai esistiti per sacralizzare i propri principi agli occhi dei fedeli “padanofili”. Questi eventi sono anche conosciuti col nome di mitopoiesi.
Un’organizzazione sedicente rivoluzionaria come Lotta Comunista assomiglia più a una chiesa dei testimoni di Jeova che ad un partito politico: a leggere l’opuscolo Marx – Scienziato e rivoluzionario, sembra di trovarsi tra le mani un quinto vangelo piuttosto che un testo storico critico a tutto detrimento della figura di Marx che sicuramente non apprezzerebbe esaltazioni sullo stile di un profeta religioso.

Ma non è questo che intende Schumpeter nel suo saggio. Il nostro pensatore attribuisce all’opera stessa di Marx carattere religioso come se gli studi di Marx non fossero elaborazioni di teorie scientifiche (pur riconoscendone il grande valore), ma avessero carattere di dottrina. Ripeto: un conto è che un movimento politico abbia bisogno di dare connotazione di fede alla propria esistenza, un altro è che nella sostanza sia ispirato a “principi di fede”. E’ questa differenza che intendo prendere in considerazione e mostrare che Schumpeter ha una visione distorta del marxismo causata da elementi connaturati alla cultura occidentale (non mi interessano qui riferimenti ad altre realtà). Cultura che pervade ancora oggi il pensiero ufficiale e che cercherò di far emergere nel prossimo articolo.

Mi rendo conto che la brevità dello scritto non riuscirà ad illuminare i più scettici, ma lo scopo è quello più modesto di offrire un’interpretazione che potrebbe essere approfondita e precisata.
Prima di passare all’esposizione permettetemi ancora qualche osservazione per tornare all’argomento iniziale e concludere questa lunghissima introduzione.
Il fatto che gli analisti conservatori del sistema ammettano la veridicità di alcune tesi marxiane cambia totalmente la prospettiva futura.
Tale ammissione significa dire che le crisi sono endogene al Capitale e non provenienti dall’esterno.  Detto in altri termini le crisi non sono l’effetto di una colpa attribuibile ai banchieri, agli speculatori o altro, ma sorgono all’interno del sistema stesso. In realtà la logica di esistenza del Capitale non trova un equilibrio se non solo temporaneo.

Questo è quanto sta emergendo attualmente, e non lo si vede solo se non lo si vuole vedere.
Ancora una brevissima premessa, o prologo come usa scrivere Schumpeter nel saggio Capitalismo, Socialismo e Democrazia.
Non mi perderei nelle prossime osservazioni se non fosse che il riemerso interesse per il marxismo richiede, a mio avviso, la necessità di sgombrare il campo da tutta una serie di distorsioni che hanno animato in passato la critica alle tesi di Marx. Mi piacerebbe, insomma, che qualcuno ben più capace e intellettivamente dotato di me si adoperasse per divulgare il marxismo in forme efficaci capaci di rompere la cortina di silenzio sui media nazionali.

C’è da aggiungere, inoltre, che gli studi condotti dal lontano 1970 dal progetto Mega hanno chiarito un certo numero di questioni legate al pensiero marxiano portando alla luce le distorsioni operate dall’interpretazione del marxismo arcaico, che fondava erroneamente alcune analisi su conclusioni dovute al pensiero engelsiano e sulla mancanza dello studio ordinato di tutti i lavori del suo autore dei quali alcuni non ancora, all’epoca, ben conosciuti.
La mia sensazione è che dai lontani anni ’70 l’effetto ottenuto, nonostante gli sforzi dell’esegesi, sia diventato eretico citare Marx e parlare di marxismo a livello nazionale, cosa che capitava all’epoca del suo iniziatore. Mi pare che proferire il nome di Marx sia ritenuto peggio di bruciare pubblicamente simboli idioti come la bandiera italiana o offendere il papa. E credo che questo “particolare” non sia legato solo a ragioni del tutto ideologiche, ma vada ben oltre. Non è comunque questa la sede per parlarne.

Segue nel prossimo post la breve monografia di cui ho accennato

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